Ci aggrappiamo alle nostre intuizioni, generando giudizi poco ponderati. Cerchiamo solo le conferme che ci diano sempre ragione.

Da quando questa pandemia ci ha sconvolto abitudini e sicurezze, ho notato in modo più chiaro che la lotta per confermare le proprie convinzioni divide molto di più di quanto non dovrebbe invece unire la lotta al “nemico” comune.

Sappiamo già da decenni di esperimenti di psicologia sociale come i nostri giudizi siano falsati da informazioni che noi selezioniamo solo per confermare le nostre credenze. Leggiamo e ascoltiamo solo quello che convalida il nostro pensiero, spesso ci attorniamo di persone che hanno il nostro stesso punto di vista.
A questo atteggiamento cognitivo si aggiunge il fatto che, quando facciamo una ricerca su Google, ci troviamo dentro ad una bolla informativa che ci preserva da risultati che non confermino le nostre idee.
Se qualcuno ci propone una visione diversa dalla nostra, ci si scaglia subito contro il presunto imbroglione o peggio, si parla di complotto.
Pensiamo di sapere già tutto e non vogliamo imparare più nulla per timore di perdere le nostre sicurezze; temiamo che cambiando idea possiamo perdere qualcosa di noi, mentre sarebbe solo un arricchimento.

La paura è un’emozione primaria evolutivamente molto utile, ad esempio per difenderci da un predatore o da un terremoto, ma la paura della conoscenza può solo renderci schiavi delle nostre barriere, sempre più fragili e meno efficienti.

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