Sono pochi gli educatori che sanno andare oltre l’errore.
Capita invece più frequentemente che si focalizzino su di esso, amplificandone il peso negativamente. La paura dell’errore diventa così un pietrone, che molti si portano sulle spalle per sempre.

Se durante l’età evolutiva il naturale desiderio di sperimentare viene soffocato dal timore di sbagliare, cresceranno degli adulti inibiti, che avranno paura di provare percorsi nuovi e rimugineranno a lungo sulla loro colpa nel caso abbiano sbagliato.
Le persone che hanno “fatto la storia”, invece, hanno sempre rischiato e sbagliato più e più volte prima di
avere ottenuto qualcosa di importante.


Come ci si può alleggerire di questo blocco?

Per prima cosa, pensiamo che ciascun individuo ha delle potenzialità che si possono esprimere pienamente solo esponendosi a nuove esperienze, senza conoscerne in anticipo l’esito.

Ciascuno di noi è unico, possiamo seguire le istruzioni per imparare ad andare in bicicletta, ma verrà il momento in cui dobbiamo provare e tarare istruzioni sulla base delle nostre caratteristiche personali.
Quindi provare, anche sbagliando, è l’unica via per personalizzare le nostre esperienze.

Immaginandoci come dei bambini che iniziano ad andare su un triciclo, cosa penseremmo di quell’adulto che pretende che partiamo pedalando velocemente e perfettamente dritti?
Quell’adulto è spesso dentro di noi. Scrolliamoci di dosso le sue assurde pretese di perfezione!

Immaginiamoci anche come un castello, che solo noi possiamo esplorare.
Nessuno sa bene cosa ci sia dentro e cosa sia quel che troveremo.
Possiamo solo provare: un nuovo approccio nel lavoro, un allenamento diverso nello sport, una nuova relazione.
Spesso chi teme i propri errori ha una scarsa fiducia nelle proprie risorse, ancora prima di averle esplorate.

Impariamo a differenziarci dai nostri errori: noi non siamo i nostri errori.
Un bambino non è l’errore di ortografia fatto, un calciatore non è il rigore sbagliato, un cuoco non è la torta uscita male per la nuova ricetta che ha provato.
Chi si identifica nei propri errori o nella pretesa di perfezione, difficilmente si accetta e ne può derivare un senso di identità pericolosamente fragile.

Acquisire una nuova competenza o scoprire l’inimmaginabile è una possibilità emozionante, come estrarre un diamante dalla roccia. Questo richiede inevitabilmente la produzione di scorie: gli errori.

Nel percorso della nostra vita, anche senza commettere alcun errore, non c’è garanzia che tutto vada alla perfezione; quindi, potrebbe essere più emozionante, divertente e produttivo poter sperimentare, che subire la sorte.

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