
Il valore della quotidianità viene spesso sottovalutato.
Spesso ci lamentiamo che la quotidianità ci logora, ci annoia, ci prosciuga o ci annienta. Diventa una gabbia quando sentiamo che ci è stata imposta o che non c’è via d’uscita.
Come sopravvivere a questa apparente condanna?
La quotidianità è prevedibile, riposante, rassicurante, ma soprattutto è nostra.
Per prima cosa, dobbiamo capire che è una realtà fatta di tante nostre piccole azioni e tantissimi nostri momenti e non coincide con un’entità granitica.
Ed è proprio nelle nostre piccole cose che la quotidianità viene costruita e può essere cambiata.
Se ogni mattina devo prendere la metropolitana per andare al lavoro, posso pensare di cambiare la musica che ascolto o seguire un tutorial di cinese mentre faccio il viaggio. In questo modo questo intervallo di tempo diventa un momento da sfruttare e non il solito giogo quotidiano.
Se ogni sera devo cucinare, posso cambiare le ricette o gli ingredienti, per sperimentare e per divertirmi. Così, questi momenti diventeranno occasioni per provare un’esperienza diversa, per nulla scontata.
Se devo stare sempre con le stesse persone, posso far loro delle domande nuove, per scoprire aspetti della loro vita che ancora non conosco. In questo caso, permetto al mio ambiente di lasciarsi guardare con occhi diversi, magari stupendomi.
La quotidianità così diventa una nostra costruzione, lo specchio delle nostre piccole scelte.
E se tutta questa creatività ci stanca, possiamo sempre ritornare alla piatta routine di prima perché – e questo è il secondo punto – la routine è anche riposante: è una strada che ben conosciamo e che possiamo quindi percorrere ad occhi chiusi.
Ovviamente, il valore del quotidiano si percepisce meglio quando non possiamo più disporne, quando ci viene sottratto dagli eventi.
Proprio in questi giorni abbiamo vissuto una quotidianità stravolta e ci è stato imposto un cambiamento radicale, mentre altri ce ne saranno richiesti nei prossimi mesi.
Tanti, pur non avendo situazioni drammatiche alle spalle, mi dicono che non possono sopportare di dover stare chiusi in casa e sono preoccupati di dover rinunciare alle loro abitudini ancora per molto.
Ma anche se la solita quotidianità ci è stata tolta, abbiamo la possibilità di costruirne un’altra.
Inventare una nuova routine diventa un’occasione che dobbiamo sfruttare per vari motivi:
- abbiamo bisogno di sentire l’autodeterminazione nella nostra esistenza e per questo costruire attivamente una routine, fatta di nostre abitudini, che ci caratterizzi, ci aiuta a sentirci meno in gabbia;
- l’organizzazione di una quotidianità diversa può costituire una spinta ad affrontare piccole sfide che aguzzano l’ingegno e che magari ci saranno utili in futuro (qualcuno in questo periodo ha imparato a fare il pane, molti hanno acquisito una maggior competenza digitale);
- avere una pianificazione della nostra giornata ci aiuta a non perderci nel vuoto del tempo apparentemente infinito, e a non arrivare a sera con l’insoddisfazione di “aver buttato via un altro giorno”;
- questo vuoto e questa dilatazione del tempo possono angosciare chi si identifica in ciò che fa e perciò in una situazione poco strutturata si sentirebbe “niente”;
- per tutti il futuro è incerto e per questo concentrarsi sulla quotidianità aiuta a controllare l’ansia;
- l’ansia e la demotivazione possono bloccarci, mentre un discreto allenamento alla vita normale, senza restare tutto il giorno in pigiama, aiuta ad una ripartenza dignitosa;
- l’avere una routine in un gruppo/famiglia facilita la convivenza con gli altri, perché tutti sanno cosa aspettarsi e si possono adeguare di conseguenza;
- nel macro o nel micro cambiamento si possono affrontare le grandi e piccole sfide di adattamento, che garantiscono la nostra elasticità mentale, la nostra evoluzione, spesso la nostra sopravvivenza.
Chi rimpiange la solita routine può immaginarsi come un esploratore, di fronte al quale si chiude una porta ma se ne apre un’altra, che può portarci in un luogo un po’ diverso, ma sempre nostro.