Mamma con bimbo

Le madri di oggi sono talvolta isolate e insicure; cercano informazioni su manuali e blog, alla ricerca di un comportamento ottimale, ma questa rincorsa alla madre perfetta genera sforzi innaturali per adeguarsi ai vari consigli e crea conflitti interiori tra quel che si sente di essere e quello che dicono gli altri, rovinando una fase della relazione col proprio bambino unica ed esclusiva.

Le neo-mamme che incontro, nonostante siano sempre più tardive, colte, consapevoli, informate, sono sempre più insicure riguardo al tipo di madri che dovrebbero essere.

Hanno ponderato la scelta di avere un figlio, provengono da situazioni complesse, da famiglie allargate, sanno tutto e non conoscono niente.
In genere, hanno vissuto lontano da contesti di gravidanze, biberon e pannolini, e si fidano poco del loro istinto.
In una realtà in cui a contare è il risultato, e in cui i famigliari sono sempre meno e sempre più lontani, non sanno più a che santi votarsi.

E poi, che appoggio ricevono dalle persone che hanno attorno?
Se le credenze delle nostre nonne ci facevano sorridere, non sono migliori le frasi spacciate per saggi consigli alle donne in gravidanza: “Ti lamenti ora, ma vedrai dopo!”; “Goditela adesso, che poi è finita!”; “Vedrai che non dormirai più!”, e via con questo tono.
Poi, dopo la nascita, iniziano i commenti critici e sarcastici su qualsiasi forma di cura e di educazione adottata: c’è sempre qualcuno che avrebbe fatto di meglio.

Ed è da tutto questo che iniziano il disorientamento e la paura di non essere abbastanza una brava madre, un buon genitore, inattaccabile da un punto di vista teorico e scientifico.
Ed è per questo che fioriscono blog, tutorial e manuali, dai quali sapere, come verità assolute, cosa dover fare secondo gli altri.

E invece, ogni coppia madre-bambino è unica, e la natura e l’evoluzione hanno fornito una serie di reazioni biochimiche e psicologiche che garantiscono la sopravvivenza della specie, anche senza tutorial e manuali.
Ogni madre e ogni genitore ha i propri principi e i propri modelli ai quali attingere; perché allora volerci uniformare o snaturare, mettendo in atto bizzarri metodi educativi, che non rappresentano quella specifica coppia madre-bambino, e che per questo spesso non funzionano?

Forse, perché si cerca un metodo straordinario, affinchè quel bambino diventi straordinario, perché normale non basta, perché deve essere di più del proprio figlio: deve essere il figlio perfetto anche per gli altri.
Del proprio istinto e dell’emotività non ci si fida, e più che in altre situazioni i genitori mi chiedono una certificazione specifica: la certezza assoluta di essere idonei.

E’ invece importante sapere che il neonato riconosce istintivamente quando la madre fa qualcosa che sente nel profondo, oppure quando si comporta in maniera dissonante dal sentimento, mettendo in atto una ricetta magica appena letta.
Il bambino ha soprattutto bisogno di coerenza nel comportamento, per crearsi aspettative e schemi di risposta regolari.

Il caso classico è quello del bambino che piange, la madre che ha l’istinto di prenderlo in braccio ma non può, perché svariate teorie le hanno suggerito di non farlo; per questo qualche volta resiste e non lo prende, altre volte cede e in entrambi i casi si sente insoddisfatta e inadeguata.

Invece, è importante sapere che la percezione di questa incongruenza del genitore genera diverse problematiche psicologiche nel bambino.
In altri termini, una madre che soffoca il suo vissuto e smentisce la sua pancia, per essere quello che gli altri vorrebbero, è inquietante perché incongruente.

Invece, ogni genitore dovrebbe poter avere un figlio, che sarà suo figlio, frutto di caratteristiche e di peculiarità uniche.
Perché dover mimare la madre che gli altri vorrebbero, con atteggiamenti e regole o abitudini che non appartengono a lei?

Forse è importante avere il coraggio di essere creativi, crescendo un bambino irripetibile, specchio dell’incontro di due personalità, in un momento preciso e un ambiente specifico, assolutamente eccezionale e non replicabile.

In fondo, è uno spreco di energie e di occasioni voler trasformare una creatura normalmente unica in una straordinariamente uniformata.

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