In una società che viaggia ad alta velocità, sempre in affanno per la mancanza di tempo e sempre in affanno per riempire il tempo, viviamo di corsa, anche durante il lockdown, con la sensazione di accelerazione e pressione costante.

Si occupa di questa problematica la sociologa Judi Wajcman nel libro “La tirannia del tempo”.
Tutti si lamentano per la mancanza di tempo, attribuendo la causa del loro stress ai troppi impegni da incastrare e alle scadenze incalzanti.
Eppure, fa notare la Wajcman, dagli studi condotti sull’utilizzo del tempo si dimostra che la quantità di ore di lavoro durante la giornata sono in media le stesse degli ultimi decenni.

Ma allora cosa significa che il ritmo della vita sta accelerando?
Se un tempo gli uomini seguivano dei ritmi naturali, da più di un secolo, con lo sviluppo delle tecnologie, la velocità e il dinamismo vengono celebrati come presupposti della modernità e si sono trasformati in un simbolo di progresso sociale, con un effetto psicologico inebriante sugli esseri umani.
Ma se da una parte hanno assunto valore l’efficienza, la puntualità, la rapidità e la vita dinamica, dall’altra questo movimento vorticoso ha anche creato senso di incertezza, oppressione, paura di perdere il controllo.
Inoltre, si sono alzati gli standard di efficienza nel lavoro (bisogna essere sempre sul pezzo) e in famiglia (bisogna essere genitori perfetti, cuochi raffinati, pasticcere provette).
Ciò genera il timore di non fare mai abbastanza.

Tutto questo può creare ansia, stress, problemi di identificazione e di relazione.
Infatti, se tutto cambia e si muove vorticosamente, il dinamismo trascina via con sè anche tradizioni, abitudini e rapporti consolidati che vanno in frantumi in un flusso continuo.
La causa di alcuni disagi sembra essere la gestione del tempo.

Il problema è il tempo di lavoro frammentato e desincronizzato?
Gli orari di lavoro sono ancora di circa otto ore, ma spesso non sono più dalle 9 alle 17, dal lunedì al venerdì, sono spalmati e dispersi invece su tutta la settimana e sulle 24 ore. In famiglie con bambini, ciò significa che i due genitori fanno fatica a coordinarsi per prendersi cura dei figli. Questa plasticità degli orari crea problemi nelle coppie, che spesso non riescono ad avere un tempo condiviso e crea difficoltà nel coltivare le relazioni preesistenti e l’instaurarsene di nuove.
Anche per scappare da questa solitudine talvolta ci si rivolge alle relazioni virtuali.

La soluzione è il multitasking?
Un approccio moderno della gestione del tempo è il multitasking, favorito dall’utilizzo delle tecnologie digitali. Per utilizzare meglio il mio tempo posso scaricare dei dati sul computer mentre rispondo al telefono ad un collega e contemporaneamente cerco un ristorante dove cenare con gli amici.
Questa ottimizzazione del tempo ha degli aspetti positivi ma comporta allo stesso tempo delle problematiche: è snervante che l’attenzione sia costantemente interrotta. Spesso, infatti, non è possibile dedicarsi ad un’attività per una durata maggiore di 10 minuti e tutto questo viene amplificato in smartworking. Ci si distrae facilmente e il sovraccarico cognitivo provoca dei risultati inferiori, con diversi dimenticanze ed errori di distrazione.
Inoltre, il multitasking mescola lavoro e vita privata (“chiamo casa” mentre scrivo una mail, oppure telefono ad un collega mentre preparo la cena) che si compenetrano con ovvi vantaggi e svantaggi.
In nome della velocità e della dinamicità, spesso si rincorre un tempo che non c’è ancora e temendo di perdere le varie possibilità che abbiamo intorno, si perde il momento che si sta vivendo.
Per essere ovunque, non si è veramente da nessuna parte e soprattutto si sfugge da se stessi.
Credere di poter ottenere tutto e di non dover mai rinunciare a niente è un mito di perfezione che crea ansia di prestazione e non rispetta le vere necessità della persona.
A volte si deve fare una scelta per non rincorrere l’illusione di onnipotenza e onnipresenza, che fa sentire sempre più efficienti e più moderni, ma dura troppo poco, quasi un lampo, e lascia solo lo spazio ad un un nuovo affanno, una nuova rincorsa.

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